28 agosto 2006

l'occhio per terra


PIANA PIATTA LA SUPERFICIE DEL FONDO DELLA POZZA DI SALE DI PIETRA DI SCOGLIO PIATTA E ORA IL FOGLIO E' IN PIANO E COMODA E' LA SCRITTURA DRITTA E PICCOLA E FLUIDA DI TRATTO SOLO CON POCO ATTRITO DI GRAFITE SEMIMORBIDA E TENUE BIGIA E LUMINOSA MENTRE VENTO INTONA COLPI DI ACQUA GONFIA SULLE ROCCE E STRIDULI GLI URLETTI UMANI E GUAZZI E SPRUZZI E TUFFI TRA UN COLPO E L'ALTRO INTANTO PIANO IL TRATTO CORRE E LEGGERO NEI CONTENUTI E IRRISPETTOSO DI SERVIRE IL SENSO O DI SERVIRE A QUALCOSA A QUALCUNO A CHE... TRILLO DI CELLULARE ONNIPRESENTE MAI AMICO SEMPRE UTILE INTERESSATO COME SE TUTTI I MOMENTI DEL TEMPO FOSSERO UGUALI COME SE IL CORPO E NEANCHE LA MENTE POTESSERO MAI ALLONTANARSI DAL CONSUETO E STACCARE VAGARE NEGARSI... VOLTO PER TERRA E SGUARDO RADENTE IL SUOLO LA PIANA SUPERFICIE DELLA POZZA NITIDI GLI OGGETTI NEL SOLE I COLORI PIENI DI VITA LA MESSA A FUOCO DELL'OCCHIO PIENA SUL VICINO SFOCATA SUL DISTANTE PENNA OCCHIALI SCARPE SPUGNA PIETRA E LI' SEDIA ROCCE TORRE E DIETRO SUONI E CIELO... IO STO. TRA CIELO E MARE DAVANTI ALLA TORRE DI ROCA VECCHIA.

v

27 agosto 2006

Galatone - sguardi

"Galatone
Paese barocco di messicana bellezza"

[Paolo Pisanelli, regista e AD del cinema del reale]

Due angeli a governare
ali tenere
sottili, d'un velo leggero
e veloce

lui nell'alto imbianca, sospeso
su lunga scala d'ulivo
carezza di calce un muro

a piazzetta Sascianne
il sole taglia,
l'andatura piegata d'una vecchia
rallenta il mondo
con la sua urgenza, anche il clacson tace
s'accoda e sperimenta l'attesa.

Nessuno osa parola
che San Leonardo ha una piccola chiesa
con fiori di plastica e tovaglie da cucina
a Santa Lucia luccicano gli occhi
per l'alluminio al confine di strada.

E' così qui
niente è 'nobile'
nella città del Galateo
niente è artificioso

spontaneo si, un pò folle
come la macchina che vedo
adesso portarsi ferraglie
berlina straripante di tondino piegato
in un vicolo deserto

o come i pozzi, che crescono
illusi ormai di farci bere
prima di scale che si impennano in un improbabile bianco.

Se tu potessi sorreggermi adesso
trovare le chiavi
sapere che aspetto
che questo silenzio ubriaca

se, se tu...
questa vena, d'acqua faresti
e bere potrei

saziarmi
che di miracoli tu
riempi le mani!

MM

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26 agosto 2006

Lamentazioni di fine estate

Prologo…

La senatrice Manieri fa ‘tenerezza’ col suo candido suggerire per il Salento “un turismo di qualità”. Una buona notizia a due anni dagli stati generali che ella convocò in apertura della consigliatura Pellegrino in qualità di assessore al turismo. Delega strategica per il futuro del territorio. Leggendo l’articolo pubblicato nella prima pagina dell’edizione leccese della Gazzetta del Mezzogiono di domenica 20 agosto, viene da chiedersi: dove vive la signora del socialismo salentino? E’ stata mai turista nel Salento? Ha mai viaggiato sul litorale? Si è guardata intorno? Lei con disarmante innocenza non traccia un bilancio della stagione, si attiene ai numeri, aspetta i dati definitivi per trarre un bilancio.
Fa rabbrividire quando enuncia la verità del piano strategico della provincia: “essere semplicemente Salento non basta più” e via con le astrazioni: digitalizzazione, accessibilità, infrastrutture, servizi… Le chiediamo: quando? Fra quanto tempo? Intanto che si fa? Che cosa è stato fatto oltre gli accordi di programma e le buone intenzioni?
La verità è che il Salento è in affanno se non allo sbando, il patrimonio costiero largamente degradato, senza controllo, nell’incuria e quando va bene affidato all’autogestione dei bagnanti che provvedono alla cura dei metri che occupano su spiagge e scogli. Alcune amministrazioni latitanti nella loro responsabilità di governo del litorale. Nardò, Porto Cesareo, Gallipoli. Poche le amministrazioni coraggiose ed è un bel vedere l’Orte ad Otranto ( ahi! Otranto che nemmeno brilla, ferita dal sovraffollamento) salvata dalle automobili, a protezione dell’idea di parco ma subito ‘scurisce il cuore’ nella precarietà di Badisco.

Noi sempre in viaggio…

Ci allontaniamo dal caos di Porto Cesareo dove il sindaco sbraita per i fuochi di San Lorenzo e nulla fa per una maggiore regolamentazione del traffico, per il decoro generale delle strade e a protezione delle dune nella zona a nord, tutelate da un progetto per ristabilire un equilibrio della vegetazione, ma irrimediabilmente compromesse nell’impianto, dall’incuria pubblica e dallo scarso senso civico dei cittadini bagnanti.
Ci allontaniamo anche da tutto quello che riguarda il ‘poco amministrare’ il litorale che porta la regia del comune di Nardò, vista la larga incompetenza dimostrata da quei politici nel concepire un’idea di programma e di progetto in favore di quel turismo di qualità che il territorio meriterebbe (poche le eccezioni riferite solo ad un breve tratto costiero di competenza: Le Cenate, Santa Caterina, Porto Selvaggio, ma poi, poi...?).
Ci allontaniamo verso Taranto e dietro una curva il paesaggio cambia. L’Arneo ritorna ad essere l’Arneo - scompare quell’orribile muro di cemento che chiude la vista al segreto della pista di collaudo più grande d’Europa, perchè non si albera, perché non si chiede a chi amministra quell’impianto di spendere qualche lira per una siepe che regoli l’impatto visivo di quella bruttezza. La campagna appare nel suo incolto mediterraneo e puoi scorgere il lago della bonifica con la sua natura. Andiamo alle saline del Duca, Torre Colimena, un villaggio col giusto tempo lento del relax, un po’ esotico col suo vuoto, messicano. Ti accoglie un cartello che ti invita a camminare, andare a piedi dice fa bene alla salute, un altro invita a rallentare.
Ti chiedi subito cosa cambia? Oltre agli sguardi, alla semplicità generale delle cose, al sapore naif di una decorazione che grida W la Pugla (la Puglia) e pianta tamerici. Ti chiedi subito perchè poco più in giù tutto s’è perso, dissolto in una vanità che ha scordato la sua qualità se mai l’ha avuta. E sì perché viene subito da chiedersi è un problema di amministratori o è un problema generale di sensibilità. Prendiamo la lingua della Strea immediatamente sotto Porto Cesareo. Un condensato di degrado. Di chi è la responsabilità? Sicuramente di chi barbaramente l’ha colonizzata deturpandola, ma anche di chi è incapace di avere occhi per porre rimedio, per dare regole, per sanzionare e curare. Di chi è la colpa dell’orrido obelisco che ci ‘racconta’ le meraviglie di Torre Inserraglio, e di quei campi recintati con alte reti che decorano il paesaggio.
Basterebbe poco, molto poco. L’architettura del paesaggio non è una invenzione astratta, esiste, vicina vicina, nel buon senso delle persone.
Ti viene da pensare che l’accudimento, la manutenzione dell’esistente, la sua stretta tutela e l’affinamento del ‘brutto’ e del nuovo a quel canone sia la garanzia della bellezza. E’ la bellezza il richiamo, la leva che muove l’attenzione e tutto ciò che la degrada va combattuto. Non ci può essere una progettualità che non sia accordata a delle linee di valore che determinano una volontà di garanzia dell’assetto territoriale generale.
Si parla di grandi mostre ma nulla si fa anche qui per rendere visibile il già presente. Avete visitato il brutto, perenne cantiere dell’Abbazia di Cerrate, l’inesistente del patrimonio di Badisco, il parco archeologico di Roca, o di Rudiae? Quale visibilità ha il Museo Provinciale Castromediano con le sue collezioni e la pregiata pinacoteca di pittori e scultori salentini? Quale valore si intende dare a questo patrimonio? E la tradizione artigiana perché è mortificata? Ciò che si insegue è un sistema oramai desueto di logorata modernità, che non corrisponde all’esigenza di un turismo in cerca di particolarità, di pura bellezza, di incanto paesaggistico e di intrigo culturale.

mm

24 agosto 2006

...pugnare con le onde...


Il mare aspettava, lo guardavo con lo sguardo bambino, largo e vagante. Era estate, e dovevo rubare a quel mare avaro un po' della sua libertà. Per farlo dovevo capirlo, toccarlo col corpo. (...) Decidermi ad entrare in acqua fu la cosa più difficile che sinora avevo incontrato. Era duro quel mare, e mi respingeva avaro. Lottavo per afferrare quel corpo liquido che mi sfuggiva sorprendendomi da tutte le parti. Perdevo l'equilibrio, arretravo di corsa a quattro mani per ritrovarmi ricacciata sulla spiaggia, senza fiato.
- Mi scusi se mi intrometto, signorina, ma lei non imparerà mai se continua a pugnare così con le onde. Al mare bisogna abbandonarsi...


Goliarda Sapienza, L'arte della gioia

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23 agosto 2006

Notte della Taranta

...mai
mai come d'estate il Salento si fa piccolo
piccolo nelle distanze
piccolo nella possibilità di essere in ogni dove
sempre...
piccolo nella capacità d'incontro
di ritrovo
di muoversi
di vagare.
Riflettevo proprio ieri sulla quantità di chilometri che sono abituati a fare quelli che abitano il Salento...
Ed ora infatti siamo qui
nel quartiere generale della Notte
a respirare il concitato daffare delle ultime ore
prima della grande ultima Notte
il concertone conclusivo
di quello che ormai è riconosciuto come L'Evento dell'estate salentina.
E non da noi, salentini.
Da tutti gli altri, altro che salentini...
Se può sembrare esagerato, a dirlo così, in realtà in molti si sentono chiedere ospitalità per i giorni imminenti alla grande festa...
in radio (io ascolto quasi esclusivamente le reti rai nazionali) continuamente si sentono interviste e testimonianze
e notizie sui preparativi... e racconti da parte degli ospiti che man mano giungono
si avvicinano
provano con i nostri musicisti...
eccetera eccetera...
Non esprimo giudizi di merito
semplicemente "riporto" il clima
qui.

Vale

20 agosto 2006

breve breve...

racconto di come sa cambiare velocemente il VENTO
di come sa cambiare in dieci minuti
di come sa cambiare in vent'anni.

Un tempo, io ragazzina, sulla spiagge sconfinate della costa ionica
batteva continuamente senza posa un vento fresco e forte di tramontana. Vento da nord.
I giorni di scirocco si contavano sulle dita, due o tre al massimo in un'intera estate,
ed erano giorni memorabili di gioco stancante con i cavalloni...
Nella maggior parte del tempo il mare era blu "oltremare" il cielo terso
e nitide le nuvole viaggiavano veloci e bianchissime
l'acqua fredda fredda ed uscirne era sempre comunque un brivido
perchè il vento di tramontana faceva venire la pelle d'oca.
La mamma o papà o, più grandi, l'uno con l'altro correvamo avanti a prendere l'asciugamano per coprirci...
Oggi i venti sono cambiati
lo scirocco, non ho dati statistici, sembra essere più frequente
visto che il mare, aiutato da quel vento che batte da dentro, piano piano ha eroso le coste
e diminuito l'arenile e ridotto gli spazi
e cambiato i paesaggi...
(non dimentico senz'altro il "contributo" degli abusi edilizi)

Nel primissimo pomeriggio di oggi
m'è venuta questa riflessione
quando ho visto velocemente mutare lo scenario in dieci minuti
sulla spiaggia del parco naturale di Torre Colimena
(la prima località che si incontra subito dopo aver varcato il confine tra le provincie di Lecce e Taranto)
quando cioè allo scirocco che imperava incontrastato da giorni
e increspava il mare e sfumava l'orizzonte
è subentrato "feroce" il vento di tramontana...
d'improvviso
la luce è cambiata
il mare è diventato la familiare tavola blu oltremare
gli ombrelloni hanno cominciato a prendere il volo
le persone hanno iniziato a correre a destra e a manca
il cielo si è pulito
l'acqua s'è freddata
mentre il vento portava folate roventi sdoganando il calore dei campi
in una giornata che contava sicuramente non meno di quaranta gradi...

...

... certamente il vento conserva memoria
e gli occhi di ieri noi cerchiamo,

quello sguardo!

Gli occhi dell'incanto, del fermo, del semplice

oggi compromesso
degradato dall'incuria.
Niente più è civico. Niente più è cittadinanza.
vivo abitare. Esserci.

C'era una ruralità che conservava
che sapeva,
che aveva profonda conoscenza
nello sperimentare
nel misurarsi con le cose della natura.

Ma oggi?
Oggi che il consumo fa le regole
anche la sabbia si fa pattumiera,
anche lo scoglio posacenere
anche il mare latrina!

Certamente il vento conserva memoria...
e di quella memoria vogliamo nutrirci
per ritrovare la mira la fare
l'ispirazione, il motivo
a...

Mauro Marino

sulle memorie del vento

...certamente il vento conserverà memoria
ogni volta che
sfiora alberi
sassi
petali e foglie
pietre
muri
volti umani
capelli lunghi di donna
pelo folto d'animale
e piume di volatile alleato d'aria
pelo d'acqua marino
e pozza d'acqua non accolta dalla terra...
terrà con sè/in sè
traccia del passo compiuto, lieve, sulle cose del mondo...
ricorderà d'aver riempito vele
e tenuto su aquiloni
d'aver ribaltato tetti
asciugato lenzuola
origliato segreti
e trasportato suoni...

a questa complicità del vento
ai fatti della terra
proviamo a dare testo immagini e suggestioni...

SIDEROFONO RAUCO oggetto sonoro di
  • antonio de luca



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