31 luglio 2008


Oggi, 30 luglio 2008, è morto a Paris - St. Denis, Georges Lapassade

Era nato il 10 maggio 1924 ad Arbus, un piccolo villaggio nei Pirenei, nel sud della Francia e fra i suoi ultimi desideri ha espresso quello di tornare lì, ma ciò non è stato possibile a causa delle cattive condizioni di salute che da anni lo costringevano alla dialisi e che recentemente lo hanno visto spegnersi senza forze. Amava, cantava e voleva sentire cantare "le temps des cerises", il canto della Comune di Parigi. Amava vedere i giovani suonare, ballare fino alla transe. Amava gli Gnawa del Marocco, i "pizzicati" del Salento e i tenores e il ballo tondo sardo. Amava tutti quelli che ha stimolato e aiutato a studiare e imparare rischiando, mettendosi in gioco nei conflitti derivanti da una acuta critica sociale permanente. Ospitava a casa sua a Parigi gli studenti che avevano bisogno di stare lì per frequentare l'università. Ha viaggiato molto nella sua vita, andava nelle case della gente e si faceva ospitare, andava nelle università occupate in Italia durante la Pantera nel 1990 e nel 1968 abitava per tutto il maggio francese nella Sorbona occupata.
Un giorno mi disse che desiderava che la sua casa di fronte all'università Paris 8, in cui ero ospite, diventasse dopo la sua morte un luogo in cui ospitare studenti stranieri che ne avessero avuto bisogno e che facessero ricerche sull'interculturalità.
Sociologo, pedagogo, filosofo, etnologo... non è mai stato possibile inquadrarlo in nessuna disciplina perchè praticava un approccio trasversale rigoroso. Metteva sempre il dito sulle piaghe sociali fedele sempre all'hic et nunc, all'ici et maintenant.
Ci lascia un'eredità enorme di pratiche, di riflessioni, di stimoli e soprattutto la voglia di continuare a vivere l'incompiutezza dell'uomo.
Un abbraccio a tutti quelli che lo conoscevano personalmente, sento la necessità di condoglianze reciproche
Salvatore Panu

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1 Comments:

Blogger Palmiro Poltronieri said...

Caro George,
ci sei stato maestro e guida nell'estate del 1980, al Ragno del dio che danza, inseme ad un giovane Abdellatif, ed alle sue premonizioni di una Taranta tecno-disco e alle sue somiglianze con gli eventi di massa. Santoro, Savarese, la Turano (ne è andata anche lei), il buon Taviani, Giorgio Di Lecce, valorizzatori dei due Ucci, resta Aloisi a ricordarci le melodie della tradizione!

11:19  

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