29 luglio 2007

A Punta Palacia, apri l'occhi!


La Marina Militare Italiana intende iniziare i lavori per lo sfregio permanente di uno dei luoghi più belli della nostra costa: Punta Palacia - Otranto.
Il progetto prevede la costruzione di due torri di 11 metri, di alloggi per il personale militare, di un garage per i mezzi, nonchè la ristrutturazione degli edifici esistenti.
E' stata indetta una conferenza di servizi cui parteciperà anche la Regione, il Comune di Otranto e l'Ufficio che si occupa dei parchi, nell'ambito della quale si deciderà se e come realizzare le opere.
Fonte: http://www.comune.otranto.le.it
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE, NON DELEGHIAMO
BISOGNA INTERVENIRE TUTTI A DIFENDERE QUESTO TESORO INESTIMABILE!!!
Lunedì 30 luglio alle ore 19:30 a Tricase Piazza Dell'Abate - Torre del Sasso
nell'ambito dell'iniziativa di Coppula Tisa "Alba del Mito" sarà presente, tra le altre autorità, anche il Presidente della Regione Nichi Vendola
Il primo appuntamento è lì per un fermo
NO
NESSUN COMPROMESSO
PUNTA PALACIA NON SI TOCCA

Giuristi Democratici Lecce

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24 luglio 2007

...regalino virtuale...


grazie [t]erronea!

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19 luglio 2007

poesia liberata...


18 luglio 2007, ore 16.57
mare adriatico, costa salentina, sant'andrea.

...




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11 luglio 2007

...le poesie in bottiglia

verso il largo
molo del porto di san foca, 12 luglio 2007 ore 17,30

n. 1/10 _ Jorge Luis Borges

I giusti

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire. Chi è contento che sulla terra esista la musica. Chi scopre con piacere una etimologia. Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi. Il ceramista che intuisce un colore e una forma. Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace. Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto. Chi accarezza un animale addormentato. Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto. Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson. Chi preferisce che abbiano ragione gli altri. Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

n. 2/10 _ Costantinos Kavafis

La città

Hai detto: “Per altre terre andrò per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento
dove il mio cuore come un morto sta sepolto
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo intorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina”.

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c’è nave non c’è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l’hai sciupata su tutta la terra.

n. 3/10 _ Mira Rivieccio

Le donne della mia terra

Le donne della mia terra
Portano nei capelli il profumo del mare
E nel viso un coraggioso sorriso
E l’amaro segreto del pianto.
Le donne della mia terra
Sono dolci distese d’acqua,
che rispecchiano la luna,
ma sanno essere taglienti,
come il vento freddo di tramontana.
Le donne della mia terra
Sussurrano parole,
che posano sulle labbra
il risveglio in un’alba di primavera.
Le donne della mia terra
Hanno nel sangue un mare in tempesta
E nel cuore l’abbandono dell’onda,
quando incontra il suo scoglio.

n. 4/10 _ Kahlil Gibran

Noi misuriamo il tempo sul movimento di innumerevoli soli. Loro invece
misurano il tempo con minuscoli apparecchi in tasche minuscole. Ora ditemi
voi se è mai possibile incontrarci nello stesso posto e alla stessa ora.

n. 5/10 _ Pitza Ghalazi

Prologo

Poiché la poesia
è una piccola finestra privata
che custodisco con semi agguerriti
e pori dilatati.
Poiché in questa finestra
si incarna la Regina, che veglia sul mondo.
Poiché la poesia
è un piccolo fiore selvaggio
nell’umidità della prigione
che fiorisce nelle crepe del cemento, piccolo ribelle.
Poiché la poesia
è un pezzo di cielo dietro una finestra a sbarre,
eredità di legami e libertà suprema.
Poiché la poesia
è la galleria tenebrosa
per passare alla libertà.
Il tirocinio al superamento verso la luminosa trasfigurazione.
Poiché la poesia
è la memoria e la voce della mia generazione fatta a pezzi.
L’ossigeno e il pentotal
nelle ore tenebrose del giudizio.
Poiché la poesia
è la ribellione al servilismo e all’accomodamento
e il grido di guerra.
Il modo di rischiare e di salvarmi.
La conservazione della metempsicosi delle sette vite.
L’acqua magica è lo stupore.
Il fulmine delle cose e l’ala dell’Arcangelo.
Poiché la poesia
è colloquio con gli angeli
e arrotondamento di spada sulla giustizia.
Il viottolo segreto,
l’isolamento e il fidanzamento col mondo.
L’incandescenza delle parole
E il montare cavalli dai piè veloci.
Poiché la poesia
è parole con la linguetta disinnescata.
Vulcanologia,
patologia,
destrezza da giocolieri e meraviglia.
Immunità e ribellione,
e ciò che chiamiamo “contro…”
ma anche l’affermazione del bello.
Poiché la poesia
è presenza e assenza,
radice profonda nel suolo ad alta vetta.
Cucitura del cielo
e ferita aperta, che non si rimargina,
mare che tiene il volto sommerso
e lo fa viaggiare misterioso.
Per questo vivo
scrivendo poesie
in un tempo
in cui una massa di Ifigenie anonime si sacrifica,
in cui le favole sono confitte in croce con chiodi di zingari
e i capomastri murano incessantemente
le donne in ponti instabili.
In cui le patrie si svendono
e le candele dei valorosi si sciolgono.
Per questo mi difendo
scrivendo poesie.
Prendo sulle spalle la sorte della mia generazione,
costruisco trincee
allargando i limiti dell’umana sopportazione.
Poiché la poesia
è un’arca e i poeti viaggiano
soli fin nell’anima, abbracciati a ricordi ed oggetti,
narrando diluvi.
Mantenendo integra l’identità del mio paese
e rendendola più pura.
Parlo una lingua strana
- la mia unica arma -
e mi difendo,
poiché anche la poesia si è ridotta
a questione privata.

n. 6/10 _ Erri De Luca

da una pagina di Bereshit Rabba

Il chiasso di tre cose
va per il mondo sopra oceani, nevi,
terre di siccità e risaie:
e nessuna membrana dell’udito
lo cattura, il chiasso di tre cose.
Il chiasso del sole che va per il cielo,
il chiasso della pioggia
quando il vento la stacca dalle nuvole
e il chiasso dell’anima
da un corpo che la sputa.

n. 7/10 _ Nazim Hikmet

Arrivederci fratello mare

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.

n. 8/10 _ Pablo Neruda

Dovete ascoltarmi

Io andai cantando errante
tra le uve
d’Europa
e sotto il vento,
sotto il vento in Asia.

Il meglio delle vite
e della vita,
la dolcezza della terra,
la pace pura,
andai raccogliendo, errante
raccogliendo.

Il meglio di una terra
e dell’altra
ho innalzato nella mia bocca
con il mio canto:
la libertà del vento,
la pace tra gli acini.

Sembrano gli uomini
nemici,
ma la stessa notte
li copriva
ed era lo stesso chiarore
quello che li svegliava:
il chiarore del mondo.

Io entrai nelle case quando
mangiavano intorno al tavolo,

tornavano dalle fabbriche,
ridevano o piangevano.

Tutti erano uguali.

Tutti tenevano gli occhi
rivolti alla luce, cercavano
il cammino.

Tutti avevano bocca,
cantavano
rivolti alla primavera.

Tutti.

Per questo
io cercai tra le uve
e il vento
il meglio degli uomini.

Adesso dovete ascoltarmi.

n. 9/10 _ Roberto Piumini

E l’acqua

E l’acqua
fresca nasce
fa ruscelli
scende
casca sui sassi
scroscia
e frusciando
fa il fiume.

E l’acqua
sciolta nuota
nelle valli
e lunga e lenta
larga
silenziosa
luminosa
fa il lago.

E l’acqua
a onde muore
non muore mai
e muore
non muore mai
e muore
mentre immensa
fa il mare.

n. 10/10 _ Emily Dickinson

695
Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero

d'un infinito di mari
non visitati da riva –
il mare stesso al mare fosse riva –
questo è l'eternità.

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08 luglio 2007

Verso il largo: il viaggio dei versi



Fare il verso o dire il verso? È una questione di gusti. Noi, da parte nostra, faremo il verso dicendolo.
Mi presento: sono un iscritto al presidio del libro che opera nell’ambito del laboratorio di lettura: Germinazioni, nato nel Centro Diurno di Lecce. Non dirò il mio nome anagrafico: non sono che una voce fra le altre, tutte ugualmente importanti perché differenti l’una dall’altra, ognuna con la sua inflessione, col suo ritmo, col suo timbro.
Se vorrete, la ascolterete dal vivo sul molo del porto di San Foca la sera di Giovedì 12 Luglio, giovedì prossimo, insomma.
Poi prenderemo il largo su di un barcone di legno, molto simile a quello che usavano i nostri pescatori fino a non molti anni fa. Lo faremo non per rubare qualcosa al mare, ma per donargliela: un carico di versi diversi, (scusate l’intenzionale gioco di parole, a cui non ho saputo resistere) da recitare con la bocca orientata verso l’altra sponda del mare, e così anche col cuore.
E non basta: affideremo alle correnti tante piccole bottiglie di vetro, con tanto di tappi e ceralacca, ognuna delle quali conterrà una poesia di un autore che ha operato e opera affacciato sul Mediterraneo. Abbiamo scelto queste poesie tutti insieme, noi del presidio Germinazioni, riunendoci settimanalmente per leggere ad alta voce i poeti che ci sembravano cantare con i loro versi un messaggio di pace e di speranza. Non è stata un’impresa facile, perché tutti i componimenti che leggevamo si facevano amare: ognuno di essi aveva in sé qualcosa di speciale, una piccola magia, un sogno che sarebbe stato bello donare al mare. Non potendo moltiplicare all’infinito il numero delle bottiglie, abbiamo deciso di leggere ad alta voce sul molo e in barca anche le poesie che non si avventureranno fra le onde.
E anche noi ci affacceremo, timidamente, come è nostra consuetudine, ma senza vergogna sul Mediterraneo. La nostra intenzione comune è quella di stabilire uno scambio ideale, meglio ancora un dialogo, con l’immaginario, ma probabile lettore (chi sarà, un bimbo che cammina sulla riva la mattina presto, con la sua piccola mano in quella di una mamma dalla pelle di colore diverso da quello delle nostre; due innamorati che smettono per un attimo di scambiarsi dolci parole e promesse scritte sulla sabbia in una lingua a noi ignota, per raccogliere quell’oggetto misterioso portato dal mare?). Nel corso dei nostri incontri, ci siamo chiesti se fosse giusto compiere un atto poetico in un mare che, al giorno d’oggi, è costellato di pianto: per molta gente, le acque del Mediterraneo sono sinonimo di conflitto e disperazione, ma questo non deve indurre in noi, che abitiamo in solide case sicure, la tentazione di chiuderci nella nostra cameretta sordi a tutti i richiami della speranza. La poesia è speranza, è desiderio di spezzare attraverso la potenza della parola e del sentimento la catena di sangue e lutti che, purtroppo, tiene avvinto il nostro mondo. Basta guerre! – Cantano i poeti – Basta fragore d’armi e di scarponi chiodati!
Il mare dà e il mare prende, secondo il suo capriccio del momento. Non abbiamo certo la pretesa che anche la nostra voce arrivi dall’altra parte: sarebbe chiedere troppo alle nostre corde vocali! Si tratterà semplicemente di condividere ed assaporare quelle sillabe alate con l’orecchio di chi le ascolterà, e con la lingua che di volta in volta le scandirà; farle nostre prima di affidarle alla salsedine ed al loro destino, per tenerle dentro di noi almeno fino a quando non ci ritorneranno indietro, scolorite e lise, ma arricchite dallo sguardo curioso di chi le avrà raccolte per caso, e le avrà lette semplicemente perché non aveva altro da fare, o proprio per curiosità.
In bocca al lupo, versi che ameremo, con l’augurio di non finire in culo alla balena.

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05 luglio 2007

Poiché la poesia

è una piccola finestra privata
che custodisco con semi agguerriti
e pori dilatati.
Poiché in questa finestra
si incarna la Regina, che veglia sul mondo.
Poiché la poesia
è un piccolo fiore selvaggio
nell’umidità della prigione
che fiorisce nelle crepe del cemento, piccolo ribelle.
Poiché la poesia
è un pezzo di cielo dietro una finestra a sbarre,
eredità di legami e libertà suprema.
Poiché la poesia
è la galleria tenebrosa
per passare alla libertà.
Il tirocinio al superamento verso la luminosa trasfigurazione.
Poiché la poesia
è la memoria e la voce della mia generazione fatta a pezzi.
L’ossigeno e il pentotal
nelle ore tenebrose del giudizio.
Poiché la poesia
è la ribellione al servilismo e all’accomodamento
e il grido di guerra.
Il modo di rischiare e di salvarmi.
La conservazione della metempsicosi delle sette vite.
L’acqua magica è lo stupore.
Il fulmine delle cose e l’ala dell’Arcangelo.
Poiché la poesia
è colloquio con gli angeli
e arrotondamento di spada sulla giustizia.
Il viottolo segreto,
l’isolamento e il fidanzamento col mondo.
L’incandescenza delle parole
E il montare cavalli dai piè veloci.
Poiché la poesia
è parole con la linguetta disinnescata.
Vulcanologia,
patologia,
destrezza da giocolieri e meraviglia.
Immunità e ribellione,
e ciò che chiamiamo “contro…”
ma anche l’affermazione del bello.
Poiché la poesia
è presenza e assenza,
radice profonda nel suolo ad alta vetta.
Cucitura del cielo
e ferita aperta, che non si rimargina,
mare che tiene il volto sommerso
e lo fa viaggiare misterioso.
Per questo vivo
scrivendo poesie
in un tempo
in cui una massa di Ifigenie anonime si sacrifica,
in cui le favole sono confitte in croce con chiodi di zingari
e i capomastri murano incessantemente
le donne in ponti instabili.
In cui le patrie si svendono
e le candele dei valorosi si sciolgono.
Per questo mi difendo
scrivendo poesie.
Prendo sulle spalle la sorte della mia generazione,
costruisco trincee
allargando i limiti dell’umana sopportazione.
Poiché la poesia
è un’arca e i poeti viaggiano
soli fin nell’anima, abbracciati a ricordi ed oggetti,
narrando diluvi.
Mantenendo integra l’identità del mio paese
e rendendola più pura.
Parlo una lingua strana
- la mia unica arma -
e mi difendo,
poiché anche la poesia si è ridotta
a questione privata.

Pitsa Ghalazi, (1940), poetessa cipriota
in La sorella di Alessandro e altre poesie, Argo ediz. 2004

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04 luglio 2007

Il mondo

Il mondo è in trappola
ha il sale sulle ali,
pallido sguardo
ha gli occhi sconfitti.

Il mondo è in trappola
sa bene che ormai
è costretto al riparo
contro i soffitti
delle nostre belle case.

Se il mondo è in trappola
dammi le tue mani
provo a spezzare le corde che legano
il mondo è in trappola
sa bene che il male
cresce aggrappato
ai nostri vestiti
e non ci lascia andare.

Eppure sopravvive il mondo
anche se l’ho colpito al cuore.
Eppure sopravvive il mondo
anche se l’ho tradito senza pensare.

Il mondo è in trappola,
ha chiuso le ali.
I nostri peccati violentano il cielo
di un mondo in trappola.
Vorrei imparare
a difendere questo tempo,
a difendere il mondo.

Eppure sopravvive il mondo
anche se l’ho colpito al cuore.
Eppure sopravvive il mondo
anche se l’ho tradito senza pensare
che è l’unico mondo per me
e può bastare.

Cristina Donà, "Dove sei tu" 2003

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H10724
Ho bisogno di tutto il mare
per far parlare l’onda
di tutto il silenzio per dire qualche verso
di tutti i passi per un unico viaggio.

Elio Coriano, H - letture pubbliche, i libri di Icaro 2007

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SIDEROFONO RAUCO oggetto sonoro di
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