Oh! Taranto
sabato scorso ho passato il pomeriggio a passeggiare per le strade di taranto, era tanto tempo che non ci andavo, e la riflessione che mi è capitato di fare vorrei condividerla.
come in tantissimi altri centri d'italia e del nostro mondo "sviluppato", passando accanto ai cassonetti dell'immondizia, si intravedono merci all'apparenza poco meno che nuove ed efficienti lasciate lì, in mezzo ai sacchetti della spazzatura. normalmente, a questa immagine dedichiamo forse un veloce pensiero sugli sprechi della nostra società e basta.
ma a taranto, in questi giorni, una riflessione in più ingombra la mente: è, quello, un simbolo della relativa ricchezza materiale che molti individui e famiglie hanno raggiunto, ma lo è anche dell'idea tutta privatistica del benessere e del progresso.
non ci occupiamo del bene pubblico, a meno che non intacchi la quantità di beni che possediamo e continuiamo ad accumulare, via via disfandocene e sostituendoli con altri più nuovi e desiderabili. crediamo che la nostra felicità possa essere coltivata nel chiuso delle nostre case, delle nostre famiglie e dei circoli più o meno ristretti di cui facciamo parte.
all'improvviso poi, accade qualcosa che mette in relazione il nostro passivo delegare, il nostro vanto apolitico e apartitico, il nostro cinismo perché "tanto sono tutti uguali", le nostre schede bianche, con la rimozione coatta dei nostri diritti "municipali" che davamo ormai per scontati.
questo discorso, visto nella prospettiva non solo cittadina ma nazionale e sovranazionale, rischia di gettarci nel peggiore sconforto, ma mi scuoto: mi propongo di avere fiducia che fatti come questo dissesto finanziario servano ad una presa di coscienza, ad invertire una tendenza, partendo dalla volontà e dal fare di tutta una comunità, un giorno dopo l'altro.
enzo granella, un tarantino residente a bari
come in tantissimi altri centri d'italia e del nostro mondo "sviluppato", passando accanto ai cassonetti dell'immondizia, si intravedono merci all'apparenza poco meno che nuove ed efficienti lasciate lì, in mezzo ai sacchetti della spazzatura. normalmente, a questa immagine dedichiamo forse un veloce pensiero sugli sprechi della nostra società e basta.
ma a taranto, in questi giorni, una riflessione in più ingombra la mente: è, quello, un simbolo della relativa ricchezza materiale che molti individui e famiglie hanno raggiunto, ma lo è anche dell'idea tutta privatistica del benessere e del progresso.
non ci occupiamo del bene pubblico, a meno che non intacchi la quantità di beni che possediamo e continuiamo ad accumulare, via via disfandocene e sostituendoli con altri più nuovi e desiderabili. crediamo che la nostra felicità possa essere coltivata nel chiuso delle nostre case, delle nostre famiglie e dei circoli più o meno ristretti di cui facciamo parte.
all'improvviso poi, accade qualcosa che mette in relazione il nostro passivo delegare, il nostro vanto apolitico e apartitico, il nostro cinismo perché "tanto sono tutti uguali", le nostre schede bianche, con la rimozione coatta dei nostri diritti "municipali" che davamo ormai per scontati.
questo discorso, visto nella prospettiva non solo cittadina ma nazionale e sovranazionale, rischia di gettarci nel peggiore sconforto, ma mi scuoto: mi propongo di avere fiducia che fatti come questo dissesto finanziario servano ad una presa di coscienza, ad invertire una tendenza, partendo dalla volontà e dal fare di tutta una comunità, un giorno dopo l'altro.
enzo granella, un tarantino residente a bari
1 Comments:
enzo grazie per il tuo intervento!
v
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